Il perturbante - in italiano traduzione canonica del termine tedesco "das Unheimliche", divenuto famoso con l'omonimo saggio di Freud - è entrato nella letteratura molto prima che la psicoanalisi ne facesse uno dei cardini delle incontrollabili, angoscianti forze dell'inconscio, dei desideri e delle pulsioni. Come il "dybukk" della tradizione ebraica e il diavolo della demonologia cristiana, di cui è estrema propaggine e laica continuazione, questo antico perturbante patriarcale si annida nell'oscurità del profondo per sfuggire la luce della conoscenza e il controllo razionale. Si nasconde sotto le familiari apparenze del reale per venirne fuori sotto forma di fantasmi, di spettrali comparse, di inquietanti rumori e voci che sconvolgono la vita di chi vi si imbatte.Nell'interpretazione di Freud il perturbante diviene invece, all'opposto, "qualcosa di familiare che si nasconde in casa" e che, venendo alla luce, causa paura e gravi turbamenti. Un aspetto fondamentale per la comprensione del saggio si rintraccia nella rivelazione, leggibile nell'ultima parte dello scritto, che la vera fonte dell'angoscia suscitata dal perturbante, e che coincide con l'angoscia di morte, risiede nel "continente nero" della sessualità femminile: "l'organo genitale o il corpo della madre".I saggi contenuti in questo volume hanno imboccato la strada della rifunzionalizzazione, cercando e proponendo chiavi di lettura nell'ambito del pensiero e delle teorie della differenza sessuale. Le autrici, convinte di non poter essere vittime del complesso di castrazione (comunque lo si voglia rigirare ed interpretare) e quindi più che mai certe, nella teoria e nella prassi quotidiana e politica, che esiste una differenza di genere, hanno analizzato testi di scrittrici in lingua francese, inglese, spagnola, tedesca, russa e italiana, e nei testi scelti hanno trovato una, a volte anche per loro, inaspettata e sconvolgente diversità nell'uso dell'elemento unheimlich, nella qualità dell'angoscia che si presuppone esso susciti e nelle finalità poetologiche che esso insegue e si prefigge.Das Unheimliche è dunque letteralmente ciò che è contrario alla tranquillità della casa e del luogo natio, ciò che turba perché non domestico, strano, straniero. Se la letteratura fantastica, che sull'Unheimliches tradizionalmente si fonda, è definita come "irruzione dello strano-insolito-irrazionale nel reale" (generante il dubbio che l'evento inquietante sia accaduto davvero o sia stato invece inganno dei sensi, sogno, follia), nel fantastico femminile - di donne che dovrebbero "canonicamente" custodire il domestico - accade invece che l'estraneità si dimostri amata, accolta, prediletta, riconosciuta come parte di sé, ciò che del resto è implicito, anche se trascurato, nella definizione dell'Unheimliches. Accade inoltre che non ci sia tensione a sciogliere il dilemma fra sogno e realtà: poiché non è dalla disposizione ordinata e razionale dello spazio, del tempo e degli oggetti che viene la tranquillità, e poiché il sogno non si oppone alla veglia ma si confonde inestricabilmente con essa, presentandosi addirittura come via d'uscita dalla determinatezza organica e ponte che ricongiunge alle matrici della vita.
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