Le storie, debole traccia del cammino dell’uomo, vengono dal passato ma non appartengono al passato, giungono fino a noi, nel presente, e lo oltrepassano. Ogni personaggio che prende la parola entra in un discorso già iniziato che, da sempre, parla del mondo. Senza inizio accertabile dunque, e senza fine: non sappiamo quando queste storie siano iniziate, né quando termineranno. C’è un passato in ognuna di esse e un presente vivo. Non c’è parola isolata, che parla da sola, ma parole che rinviano di continuo ad altre parole, come in una catena dove l’esistenza di ogni anello è indispensabile per ciò che segue. Ogni parola è allora “discorso”, “lògos” direbbe Eraclito. I protagonisti delle storie di questo volume sono persone comuni: un filo spinato, un turno di sorveglianza, il viaggio in treno o in nave, una baracca, una lunga marcia, sono tutte immagini che popolano la nostra mente. Chi ha vissuto queste situazioni ha qualcosa da insegnarci perché conosce la parola “libertà”, ne sa percorrere gli angoli più riposti: quell’accento finale sulla “a” è un grido che attraversa il cielo fino all’orizzonte dei nostri pensieri. Le storie di questo libro sono realmente accadute, esse ci raggiungono da lontano e ritornano, insistenti, nelle ore della nostra insonnia. Ci ricordano quel che siamo stati, noi uomini del tempo e pertanto di tutti i tempi e di nessuno, uomini senza futuro, se non fosse per il passato che portiamo con noi.
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