La minaccia internazionale dei gruppi salafiti – jihadisti che utilizzano la tecnica del terrorismo – è mutata, si è trasformata. Ciò di cui abbiamo bisogno per comprendere il rischio della violenza estremista islamica sono nuove lenti. Per programmare punti di intervento attuali e progettare schemi di prevenzione efficaci dobbiamo necessariamente considerare i jihadisti come giocatori consapevoli e ponderati. Essi dedicano molto tempo ed energie a coltivare il loro sistema di convinzioni e nuovi modelli di pensiero per validare la loro violenza estrema come un imperativo ideologico e legittimo. L’intenzione di uccidere o mutilare per lo scopo di una causa, di un obiettivo, è spesso il risultato di un processo di trasformazione: la decisione stessa è valida perché è fondata su argomenti e ragioni morali e religiose. Se ci concentriamo unicamente sul risultato di eventi terroristici, ricaviamo una visione non corretta e corriamo il rischio di considerare il comportamento del jihadista anomalo. Attraverso la profilazione del jihadista presentata in questo testo, è possibile ampliare le opzioni per contrastare questo tipo di minaccia e comprendere come la percezione delle crisi sia il punto critico che guida la mobilitazione del collettivo carismatico della militanza jihadista. Il tentativo di comprendere le organizzazioni jihadiste all’interno del continente africano volge lo sguardo alle dinamiche locali. Le guerre civili contemporanee sono spesso plasmate dalla politica identitaria e quando la comunità degli affari è tenuta in ostaggio da politiche tribali ed etniche costose, i gruppi jihadisti appaiono un’opzione conveniente e comoda. Essi profittano degli anni di fiducia tra la classe degli uomini d’affari e le istituzioni islamiche, imponendo una nuova soluzione fondamentalista. L’alleanza estremisti-affaristi, che ne risulta, catalizza una rapida catena di reazione. Le reti di tali organizzazioni operano attraverso teatri regionali di guerra, utilizzando operativi non affiliati nei Paesi vicini. I teatri sono legati attraverso una rete aggregata di attori e organizzazioni. Questo libro vuole essere dunque un contribuito alla trasformazione della più ampia relazione tra oppositori nel più intricato dei conflitti.
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