Un diffuso sentimento di ribellione caratterizzò i decenni successivi all’Unità d’Italia, coinvolgendo più generazioni ed estendendosi a tutte le aree geografiche del paese. Prese forma in alcuni temi dominanti: l’esaltazione dell’odio e della distruzione, l’attesa del sole dell’avvenire, il rifiuto della guerra e del militarismo, la redenzione prossima e inevitabile della plebe, la rappresentazione accorata dei vinti con consecutiva denuncia verista delle condizioni di diseguaglianza, l’anticlericalismo e l’anticattolicesimo, l’interpretazione in chiave socialista della figura di Cristo, il disprezzo della borghesia, la deprecazione etica della classe politica, la riflessione sulla funzione della poesia e in alcuni casi la crescente consapevolezza della sua inefficacia civile. In un arco cronologico che vede la crisi del mito dell’eroismo risorgimentale, la progressiva sostituzione delle idee di democrazia e repubblica con quelle di socialismo e anarchia e infine la genesi della nuova figura del ribelle, che, con tratti apertamente reazionari, sostituisce quella del maledetto e dell’escluso o dello scientifico smascheratore delle menzogne convenzionali della società. Il libro studia alcuni dei più rappresentativi narratori, poeti e personaggi della rivolta: Carducci e Pascoli, Tarchetti e Bizzoni, Imbriani e Pinocchio, le donne di Salgari e i superuomini-esteti, Aleramo e le giornaliste al fronte della Grande Guerra, Oriani e il giovane Gramsci. La ricerca, condotta in collaborazione con le Università di Tours e di Hull e che coinvolge studiosi di vari atenei nazionali e internazionali, avrà il seguito di due volumi, dal primo al secondo dopoguerra l’uno, dal secondo dopoguerra a oggi l’altro.
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