Tra le mura di un’aula scolastica bambini e ragazzi incontrano quotidianamente i loro insegnanti. Il legame che s’instaura tra loro passa attraverso i loro sguardi e le loro parole. Ci sono occhi severi, di rimprovero, oppure felici, come quelli di chi ha ottenuto un bel voto e non vede l’ora di comunicarlo ai genitori. Ci sono poi le parole accalorate di un maestro desideroso di trasmettere la cultura ai suoi allievi o quelle aspre di chi vorrebbe menti più attente e concentrate sul lavoro di classe, non quelle svolazzanti nei cieli di primavera. Tutto questo è ciò che si definisce “relazione educativa”. Vi sono relazioni distaccate, asettiche, e altre più umanamente coinvolgenti: è, quest’ultimo, il caso di chi sente la classe come un luogo di interazione non solo scientifica ma anche partecipata, di chi avverte che un gruppo non è fatto di sole individualità, ma comporta doveri reciproci. Talvolta si ritiene che il “clima” relazionale sia niente più che un fatto accessorio nelle esperienze di insegnamento e apprendimento, altre volte invece si ha la sensazione che un clima favorevole sia necessario per un positivo andamento scolastico. Il presente volume cerca di analizzare tali problemi, di valutare l’incidenza della “relazione educativa” sui processi dell’apprendere, e di fornire alcuni esempi e proposte concrete affinché coloro che, vivendo con passione l’unicità di un’esperienza come quella dell’insegnare, possano trarne utili indicazioni.
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