Nel complesso scenario dopo-moderno, le istituzioni derivano la loro «morfologia» dalla rete multiforme delle interazioni tra persone: si potrebbe argomentare che se l’istituzione è composta da persone differenti tra di loro, studiare l’istituzione presuppone un’operazione di comprensione del valore/significato delle differenze. In quest’ottica, la dinamica tra istituzione e persone si determina attraverso la relazione, che di per sé è un fenomeno nuovo, creativo, dinamico. D’altro lato, il carattere di «diversificazione interna» dell’istituzione diventa strategico nel panorama competitivo odierno: la gestione delle differenze si sta dunque imponendo come un nodo critico ineludibile per le istituzioni, che ricorrono sempre più a un approccio di tipo «manageriale» alla diversità.Il volume fa propria quest’urgenza, delineando un quadro generale del problema attraverso la costante correlazione del Paradigma relazionale con il modello del Diversity Management. Tutto ruota intorno alla tensione continua tra due necessità: da un lato quella di preservare il corpus comunitario dell’istituzione sociale, mantenendo coesione ed equilibrio al suo interno; dall’altro, quella di valorizzare i talenti individuali, attraverso l’esaltazione delle differenze tra le persone. La tesi di fondo è che il Paradigma relazionale offre al Diversity Management nuovi strumenti di comprensione della relazione persona-istituzione, contribuendo a una lettura efficace del dilemma tra mantenimento della comunità e pericolo della sua frammentazione interna. Reciprocamente, la disciplina del Diversity Management offre riscontri «positivi» e propone una funzione di verifica del paradigma relazionale.
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