Del sistema d’impresa o, meglio, dei sistemi territoriali d’impresa e dei distretti industriali, definiti anche come «quarto capitalismo», sono ormai in molti a parlare e a scrivere, evidenziando problemi e potenzialità. Ma quanto, finora, non sembra emergere è il fatto che complessivamente «sistema d’impresa» e «sistema capitalistico» non solo non sono assimilabili, ma rappresentano due sistemi antagonisti e alternativi. Relativamente a tutti i fondamentali elementi di competitività, rappresentati dalla disponibilità di denaro, dai costi e dall’organizzazione del lavoro, dai legami con il territorio nonché dai rapporti con i lavoratori e i consumatori, le logiche del sistema capitalistico e del sistema d’impresa sono fortemente antagoniste. Su questi stessi temi gli interessi di imprenditori e lavoratori tendono a coincidere, determinando il superamento del conflitto marxiano tra capitale e lavoro, talché l’impresa non va più considerata come l’antagonista sociale e politica dei lavoratori, ma rappresenta lo strumento primario attraverso il quale oggi si producono lavoro, ricchezza e progresso economico per tutte le società – e quanto il produrre ricchezza sia diverso dal produrre solo profitto è sotto gli occhi di tutti. Il fine primario dell’impresa oggi è rappresentato dalla valorizzazione del capitale umano che è coinvolto nell’impresa stessa: la produzione di ricchezza e il profitto saranno solo la conseguenza inevitabile e copiosa della valorizzazione del capitale umano.«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro». Occorre invero legare indissolubilmente i valori del lavoro e i valori dell’impresa, all’interno dei principi fondamentali di una comunità, a cominciare dalla Carta Costituzionale. Diversamente non si coglie il senso del cambiamento avvenuto, in Italia e nel mondo, nell’ultimo mezzo secolo.
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