È possibile avere fiducia nella scienza? La recentissima pandemia da Sars-CoV-2 ha evidenziato come non sia facile rispondere a questa domanda. Durante i mesi del lockdown e dei funesti bollettini di morte, il lavoro della comunità scientifica è stato percepito come lontano e incomprensibile. Oscurità che le fonti di informazioni ufficiali non hanno saputo rischiarare. Un panorama di sfiducia e di incapacità comunicativa che non nasce certo a causa della pandemia, ma che viene da essa messo in luce. Due sono ora le possibilità: ripristinare lo status quo, cercando di eliminare dai ricordi la tragedia vissuta, oppure sfruttarla in modo da farla diventare, almeno in parte, un’occasione. Questa seconda via è quella che gli studenti e le studentesse del corso di dottorato in Etica della comunicazione, della Ricerca scientifica e dell’Innovazione tecnologica dell’Università degli Studi di Perugia hanno tentato di percorrere. In questo testo le scienze chimico-farmaceutiche, le scienze veterinarie, le scienze documentarie e la filosofia disegnano una parabola interpretativa comune, che parte problematizzando la questione per poi tracciare delle possibili piste risolutive. Ciò che emerge con forza è la bellezza del dialogo multidisciplinare, capace di dar vita a soluzioni inedite e innovative che, rimanendo relegati nei confini del proprio settore, non sarebbero state possibili.
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