La società dei follower nasce sulla scorta di una consapevolezza e di una preoccupazione. Non possiamo in alcun modo fare a meno della comunicazione mediata dai dispositivi tecnologici, per i servizi che offrono e che semplificano la vita quotidiana, per le nostre esigenze di informazione e conoscenza. Ma c’è il rischio che si trasferiscano interamente online anche le nostre esigenze di relazione con gli altri e comprensione del mondo. C’è il rischio che diventiamo esseri umani meno critici, meno abituati alla conversazione, più distratti, meno in ascolto degli altri e di noi stessi. Oppressi da un villaggio globale poco “a misura d’uomo”, sovraccarichi di informazioni tra le quali è facile perdere la bussola, i follower si lasciano trasportare dalla corrente dominante del mainstream, nella quale si diffondono le mode che investono la sfera del comportamento, dall’abbigliamento, al trucco, ai luoghi di vacanza, e finanche la sfera dei valori. Si ritrovano, in massa, a pensare le stesse cose, e che le stesse cose siano di vitale importanza, trascurandone altre, largamente inconsapevoli delle logiche di élite, di potere economico-politico e di controllo sociale, che si nascondono dietro l’apertura liberale e democratica della rete.
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