Che significato assume l’esperienza artistica per l’essere umano? Schiere di artisti, filosofi e scienziati hanno provato a rispondere al quesito. Un aspetto peculiare è rappresentato dal potenziale terapeutico dell’arte, ormai validato anche scientificamente grazie alle più recenti acquisizioni delle neuroscienze. La vicenda umana di artisti che attraverso le loro opere hanno espresso, affrontato e superato il proprio disagio esistenziale, mostra come il processo di creazione artistica è in grado di costruire un ponte tra le varie componenti dell’individuo (cognitive ed emotive, consapevoli ed inconsapevoli) e ricomporne l’unità nel momento in cui qualche condizione ne abbia alterato l’equilibrio e il funzionamento armonico. Esprimersi attraverso l’arte rappresenta uno strumento di conoscenza peculiare, distinguibile dalla modalità usuale, quotidiana, con cui vengono elaborate le informazioni provenienti dall’ambiente esterno e dal mondo interiore. Lo suggeriscono le opere di William Kurelek e Jane Orleman (oltre che di molti altri artisti celebri come Frida Khalo o Edvard Munch), veri e propri diari che utilizzano le immagini al posto delle parole. Dell’arte come terapia può giovarsi ogni essere umano a qualunque età: lo scopo non è insegnare a creare un’opera d’arte, ma ottenere il cambiamento di uno stato di disagio indipendentemente da ciò che lo ha determinato e che ha portato alla richiesta d’aiuto. L’arteterapeuta rappresenta il mediatore che facilita il cammino lungo il complesso percorso di presa di coscienza delle problematiche personali e del loro possibile superamento. Come scriveva John Ruskin: “I miei sforzi non puntano a fare di un carpentiere un artista, ma a renderlo più felice come carpentiere”.
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