Che cosa significa narrare e che cosa significa narrare sotto forma di racconto? Questi sono gli interrogativi che hanno animato il presente saggio che analizza il racconto postcoloniale come esempio e come elemento sintomatico di un genere breve che è stato ingiustamente ritenuto nei secoli ancillare e secondario rispetto al romanzo. Delineare una morfologia del racconto è pressoché impossibile poiché esso muta aspetto nel tempo e ogni analisi andrebbe inevitabilmente ricontestualizzata. Tuttavia, l’analisi del racconto postcoloniale permette di soffermarsi sul nucleo primordiale dell’intento narrativo, aprendo nuovi orizzonti creativi ed emozionali incentrati sul quell’effetto (del) singolo di cui parlava Sir Edgar Allan Poe. La commistione mirabile e affascinante di eredità scritta europea e tradizione orale locale fa del racconto postcoloniale un terreno di approfondimento impareggiabile essendo esso stesso un genere ibrido tanto quanto i contesti che lo producono, rendendo possibile tracciare un fil rouge tra autori e tempi diversi e lontani, da Julio Cortazar a Gilles Deleuze e Felix Guattari, da Somerset Maugham a Mia Couto. Questo saggio si propone come ispirazione e punto di partenza per chiunque ami o si approcci allo studio della forma del racconto, ma anche a chiunque sia interessato a riflettere sulle molteplici e multiformi dimensioni del fenomeno letterario.
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