Le politiche dell’istruzione hanno grandi responsabilità nel preparare gli individui in grado di affrontare i cambiamenti che connotano il passaggio da un tipo di società all’altro. Aiutare i giovani a vivere il mondo del futuro comporta una profonda modificazione dei modi di gestione delle politiche dell’istruzione, superando con un più ampio riconoscimento delle autonomie la paralisi di burocrazie accentratrici, improduttive ed incapaci di promuovere risorse intellettuali. Una forte spinta ai processi di innovazione nel campo dell’insegnamento mette in circuito la ricerca, la formazione e la didattica. Una costante ascesa a livelli più alti di preparazione, non necessariamente attraverso la scolarizzazione, non reca danni alla qualità dei risultati della formazione. La conoscenza, comunque, costituisce la ragione d’essere della scuola come struttura educativa.
Cercare di fare domande che producono apprendimento è la strategia fondamentale per orientarsi, perché non è indifferente il modo attraverso il quale l’informazione viene utilizzata. Infatti una scuola che realizza saperi che possono essere estesi in contesti diversi da quelli in cui si sono strutturati, è una scuola che sa indirizzare. Spesso non è orientativa perché realizza e mette insieme informazioni che non possono essere usate in modo diverso da quello in cui si sono determinate e crea incertezza.
Se gli insegnanti di fronte ai problemi si sentono in una situazione di disagio, ciò dipende anche da una professionalità che non utilizza al meglio le strategie dell’apprendimento e non sa valorizzare l’errore.
Per quanto riguarda l’identità personale dell’alunno, questo è un compito così importante che la scuola non può risolvere da sola: è necessario che si determinino rapporti funzionali con altre realtà sociali, con il territorio, il mondo del lavoro e delle professioni, e i genitori dovrebbero recuperare la loro funzione orientativa. Alcuni decenni fa i genitori facevano scelte o di tipo precettivo, perché si voleva che il figlio riuscisse a fare quello che loro non avevano potuto fare, o di tipo normativo, generazionale. Da questo atteggiamento destabilizzante, si è passati ad un’altra fase, ad una dilatazione degli spazi di scelte che arriva fino ad una percezione di abbandono da parte del giovane in situazione di scelta. È necessario riflettere sul fatto che ogni situazione determina sempre un certo livello di disagio personale, perché mette a confronto se stessi.
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