Questo libro tratta il tema del dolore. Non per spiegarlo, o descriverlo, ma per lasciarsi contagiare fino a tentare di condividerlo. E lo fa con un doppio registro: quello poetico-narrativo, pieno di interruzioni e di sospensioni, e quello filosofico-teoretico, ricco di interrogazioni e di suggestioni. Nel luogo del dolore l’autore convoca tutta la realtà per metterla alla prova, come in un crogiolo da dove ogni cosa può tornare purificata oppure definitivamente smarrita. Il dolore fa il deserto intorno a noi e dentro di noi, mettendo in gioco tutte le certezze: Dio e l’uomo, l’essere e il nulla, l’inizio e il compimento, la ragione e il corpo, le parole e il silenzio, il proprio io e gli altri, il potere e la fragilità. Attraverso di esso l’autore mette in discussione, da un lato, il modo postmoderno e nichilistico di intendere la vita, e dall’altro critica l’ideale di un benessere modellato sull’iperconsumismo e sulla logica del possesso propri del tardo capitalismo, il quale, anziché soddisfare, finisce per produrre un dolore ancor più difficile da guarire. C’è allora una via per uscire dal dolore? Queste pagine non propongono tanto un modo per uscire dal dolore, quanto piuttosto una via per imparare ad entrarvi, accettando la provvisorietà, l’esilio, il distacco, l’esistenza che da esposizione si fa espiazione, fino al dono di sé a chi non sa nulla del nostro soffrire. Ed è qui che il dolore (la tela) incontra l’amore (il talamo). Due metafore per unire il dentro e il fuori, l’altezza perduta e il fondo rimasto, il lato debole di ciò che muore e il lieve manto di ciò che nasce. Dove anche Dio, se c’è, nel comune Logos spaesato deve entrare da Logos denudato.
Attraverso la filosofia, la mistica, la teologia e la poesia, l’autore rilegge autori i quali, anche se diversi, hanno qualcosa da dire a riguardo: da Platone a Kant, da Nietzsche ad Heidegger, Sartre e Camus; da S. Giovanni della Croce a S. Weil, da Pascal a Levinas, da Meister Eckhart a E. Hillesum; da Eraclito a P. Ricoeur, da Giobbe a L. Pareyson, fino ad arrivare da ultimo a F. Pessoa, E. Cioran, E. Jabès, A. Emo e C. Pavese.
Video di presentazione del volume fatto dagli alunni della classe V° A del Liceo classico "A. Moro" di Manfredonia; i testi sono tratti dal I capitolo.Michele Illiceto (1960) è docente incaricato di Storia della Filosofia moderna e contemporanea presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari (sez. ITRA di Molfetta) e presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Giovanni Paolo II” di Foggia. Insegna Storia e Filosofia presso il Liceo Classico “A. Moro” di Manfredonia. Ha pubblicato Fedeltà a Dio e fedeltà all’uomo (Manfredonia 2007); La persona. Dalla relazione alla responsabilità. Saggio di ontologia relazionale (Città aperta edizioni 2008; ristampa: Andrea Pacilli Editore 2014); Dialogo sulla morte (Il Messaggero 2009, in collaborazione con P. Cascavilla). È autore di numerosi saggi pubblicati su riviste di scienze religiose. Si occupa di formazione e la sua ricerca si muove tra antropologia, etica e teologia.
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