Questo libro tratta di una particolare visione antropologica di Don Bosco, cioè quella della persona relazionale, in carità-famiglia, strutturata di agapica familiarità, affetto, confidenza, trinomio fondamentale boschiano, in cui si incarna, empaticamente, la dolcezza essenziale dell’amore di famiglia. Viene, allora, esposta una antropologia all’insegna della reciproca relazionalità familiare, sostanziata dalla carità-dolcezza del suddetto trinomio, esemplata sull’amore di Gesù, Buon Pastore, Cuore Dolce, «Maestro della famigliarità». Tale concezione della persona innerva le altre, studiate, dimensioni antropologiche boschiane, quali ragione, volontà, coscienza, cuore, spirito e corpo. La boschiana antropologia relazionale familiare, sanata da limiti, lacune e contraddizioni datate, risulta essere, oggi, di attualità per la pace nel nostro “villaggio globale”, dove si infittiscono i rapporti intersoggettivi, alla base della costruzione degli Stati Uniti d’Europa e della nostra comunicativa civiltà massmediale, specie con i social network della Rete. La nostra epoca globalizzata è percorsa da istanze di fondo, specialmente, relazionali interpersonali (presenti particolarmente in Chiara Lubich), raccolte già dal Concilio Vaticano II, che assicura: «Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che, gli uomini formassero una sola famiglia e si trattassero tra loro con animo di fratelli». Papa Francesco (ex-allievo di Don Bosco) promuove, in sintonia col Concilio, «il primato dell’incontro», la «cultura dell’incontro interpersonale», «la cultura dell’incontro che ci fa fratelli» da avvicinare (familiarità), amare (affetto), ascoltare (confidenza).
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