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Riccardo Roni
Della soggettività morale
Tra Hegel e Sartre
Settori disciplinari:
M_FIL_06
M_FIL_03


Isbn: 9788860744180
Collana: Biblioteca di Cultura Morlacchi

Entro una cornice storica che va dagli inizi dell’Ottocento fino alla prima metà del Novecento, attraverso un pentagono di autori (Hegel, Nietzsche, Renan, William James e Sartre), Riccardo Roni avanza diversi spunti interpretativi per rileggere criticamente il fenomeno della soggettività morale. Consapevole tanto della grande attualità della Fenomenologia hegeliana, quanto della forza polemica della Genealogia di Nietzsche, l’autore riparte dal rapporto dialettico fra tempo e autocoscienza, per cogliere la genesi della soggettività nel suo farsi concreto, oltre i limiti di una sua declinazione soltanto formale, e perciò oltremodo pregiudiziale. Nei suoi «viaggi di scoperta», il soggetto di Hegel vive dall’interno i processi di formazione dell’autocoscienza morale come una condizione originaria, alla quale è costretto ripetutamente a tornare, in molti casi facendone esperienza al modo di una «coscienza infelice». Una soggettività siffatta vive nel tempo della storia, nella distanza che si interpone fra il desiderio come natura specifica dell’autocoscienza e il «sapere assoluto» (riconoscimento), mentre non può evitare di rapportarsi ad un mondo di oggetti per il soddisfacimento dei propri bisogni. Dopo il “sistema” di Hegel, con le posizioni di Nietzsche, Renan, William James e Sartre si avvia una graduale disarticolazione della soggettività morale, che spinge tuttavia ad una sua diversa ricomposizione entro contesti teorici differenti. In una fase storica profondamente segnata tanto dalle rivoluzioni moderne che da una rapida crescita dell’economia capitalistica, Renan cerca di riabilitare l’individuo mediante gli strumenti artificiali di una politica reazionaria, James intrecciando ricerca empirica e tradizione filosofica e, infine, Sartre, con lo studio fenomenologico delle emozioni e dell’immaginazione, ricercando nella coscienza una «spontaneità impersonale». Dalla rilettura critica delle pagine fondamentali di questi grandi filosofi, si comprende come, anche nel dibattito teoretico attuale, sia difficile “sbarazzarsi” della soggettività, nonostante l’enigmatico percorso che essa compie.

Informazioni sull'autore
Riccardo Roni (1982-) è abilitato a Professore Associato nei settori di Storia della filosofia e di Filosofia morale. Formatosi presso le Università di Pisa, Firenze, e presso la Fondazione San Carlo di Modena, dal 2011 al 2017 ha insegnato presso l’Università di Urbino “Carlo Bo” e attualmente collabora con la Fondazione “Mario Tobino” di Lucca. È componente di prestigiosi comitati scientifici di riviste e di collane editoriali, presidente della sezione lucchese della Società Filosofica Italiana (SFI) e membro del Consiglio direttivo nazionale. Roni è inoltre socio della Società Italiana di Storia della Filosofia (SISF). Dirige presso le Edizioni ETS (Pisa) la Collana di filosofia e scienze umane “Dialogica” e, presso Castelvecchi Editore (Roma), la collana “Storie della filosofia”. Fa inoltre parte del Seminario Permanente Nietzscheano (SPN) come membro del gruppo scientifico. Da diversi anni Roni si occupa di Henri Bergson, riscoprendo la sua fonte fino ad ora inedita, Victor Egger (1848-1909), nel quadro dello spiritualismo eclettico francese di fine Ottocento. 
Tra i suoi libri più recenti: Il lavoro della ragione. Dimensioni del soggetto nella Fenomenologia dello spirito di Hegel (Firenze University Press, 2012); La visione di Bergson. Tempo ed esperienza del limite (Mimesis, 2015); Victor Egger e Henri Bergson. Alle origini del flusso di coscienza (Edizioni ETS, 2016); Il flusso interculturale. Pragmatismo etico e peso della storia nella filosofia emergente (Mimesis, 2017); Victor Egger (1848-1909). La filosofia spiritualista in Francia tra Ottocento e Novecento (Mimesis, 2020); Il pragmatismo italiano e il suo tempo (a cura di, con A. Zarlenga), (Edizioni ETS, 2020).

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