Quando Aziza Abu-Frekh, una donna arabo-beduina nel deserto israeliano del Negev, decise di ospitare l’autore, un giovane studente di antropologia, per alcuni mesi, non poteva prevedere quello che sarebbe successo poco dopo: un conflitto per la terra dove costruire un nuovo villaggio israeliano porta a manifestazioni, a un caso legale e a molti incontri trasversali e confusi tra arabo-beduini locali, amministratori provinciali e attivisti ebraici. Queste persone costituiscono così quella rete di “amicizie vulnerabili” in grado di mettere in luce come diversi percorsi di vita possano intrecciarsi in una “zona di frontiera” che è considerata attualmente tra le più scottanti. Introdotto da riflessioni teoriche sia sulle pratiche trasformative lungo la frontiera sia sul dibattito relativo alla scrittura etnografica, il volume si inserisce nel genere del “diario di campo” e ha come sfondo la vita quotidiana di una famiglia arabo-beduina a Rahat.
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