Sin dalle origini l’uomo ha avuto bisogno di sicurezza e il tema del rischio, affermatosi nella società europea dopo le «grandi rivoluzioni» politiche e industriali della prima modernità, è stato al centro della riflessione di molti «classici» del pensiero sociologico. Ma è con lo sviluppo economico, le innovazioni tecnologiche e organizzative e le «scosse di assestamento» politiche degli ultimi decenni – e con l’«indotto» di nuova povertà, emigrazione di massa e catastrofi ecologiche – che il problema del rischio emerge in tutto il suo spessore, presentandosi come un aspetto strutturale della vita quotidiana, a ogni latitudine, raggiungendo, con l’avvento della società globalizzata, un’importanza e una condivisione tali da incidere profondamente sull’assetto della società moderna, sfuggendo al controllo istituzionale e all’aumento della consapevolezza sociale.L’indagine di Lucio Napoli, muovendo da una puntuale ricognizione del problema del rischio (le origini del rischio, l’incertezza, le assicurazioni, la misurazione del rischio) e della sua tematizzazione nell’opera di autori quali Douglas, Luhmann, Bauman, Beck e Giddens, approda a un’originale ipotesi di lettura della società dopo-moderna come società dell’emergenza nella quale gli attori sociali agiscono come produttori-distributori-fruitori: rispetto all’individualismo esasperato della società post-moderna (la società del rischio), assistiamo alla presa di coscienza della necessità un nuovo agire sociale non più come risultato «comportamentale» di un approccio scientifico, piuttosto come agire «umanizzato» che si dispiega in tutte le relazioni pubbliche (mercato, sfera religiosa e politica).
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