Franz Grillparzer, un tempo canonizzato e insegnato nelle scuole come autore patriottico austriaco, onorato e imbalsamato, poi gettato dal trono, deriso e deposto in qualche polverosa gipsoteca, è oggi oggetto di un nuovo inaspettato e vivace interesse. In modo particolare, la sua Medea viene recepita, a livello mondiale, come figura dell’alterità, a causa delle sue implicazioni femministe e postcoloniali. Più in generale, di Grillparzer si riscopre la sottile analisi psicologica delle strutture di potere familiari, sociali e politiche, nonché la riflessione ecologista e di critica del progresso tecnologico, che compare in varie sue opere. Anche lo scetticismo linguistico dell’autore viene considerato un elemento di chiara modernità. Le alterne vicende della ricezione grillparzeriana stanno a dimostrare ciò che Ingeborg Bachmann sostiene riguardo alla fortuna delle opere in generale: cioè, che la letteratura non ha bisogno di un cimitero o di un Pantheon e non s’intende di morte, «essa conosce soltanto il proprio intento fortissimo di influenzare ogni presente, quello attuale o quello prossimo venturo».
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