Donde ricava l’uomo quell’atteggiamento di disponibilità, talora di donazione, derivato dal mondo dei sentimenti recuperati alla loro autentica dignità, che incrementa la relazione interpersonale fino a modificare le tradizionali impostazioni di dipendenza, legittimate dalla cultura o dall’esperienza accumulata negli anni, per costruire forme di accoglienza e d’aiuto estremamente feconde sul piano dell’umanità?Questa è la domanda che si pone l’Autrice e a questa domanda fornisce una risposta inequivocabile: nella persona, afferma la Sedran. Perché nella persona c’è tutto: individualità e socialità, amore e indifferenza, bene e male. La grande scommessa dell’educazione sta qui: nella capacità di fare emergere dal profondo della coscienza il bene, l’amore, l’accoglienza, l’aiuto ad apprendere fintanto che la persona che si educa potrà orientarsi da sola, nei marosi dell’esistenza, illuminata tuttavia dalla fiducia nelle potenzialità soggettive che, opportunamente liberate, anche attraverso forme educative nuove, come quelle sottese alla «pedagogia clinica», aiuta a ritrovare l’autenticità di ognuno, condizione indispensabile per «ritrovare la propria forma» e per realizzarsi nell’autentico della relazione educativa.
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