Il libro contiene “sei esercizi di sociologia” su aspetti della religione con particolare riferimento alla Chiesa cattolica e alla regione Umbria. La chiave di lettura sociologica offre dei pregi conoscitivi e dei prevedibili limiti. La sua natura scientifica (il suo auto-contenimento) le impedisce di misurarsi con la decidibilità di questioni quali l’esistenza di Dio e del soprannaturale o l’autenticità dell’esperienza religiosa. L’approccio sociologico – che l’autore pratica da circa cinquant’anni (e di cui è possibile cogliere nel testo declinazioni differenti tra il primo e l’ultimo esercizio) – consiste piuttosto in questo: studiare le religioni come sistemi culturali ed esperienziali, analizzare le chiese come istituzioni e come organizzazioni complesse, cercare di cogliere criticamente quali funzioni svolgano le credenze condivise, i diversi ruoli e le pratiche più o meno rituali che caratterizzano quelle religioni e quelle chiese. Nel merito – anticipato da un “vocabolario” che chiarisce il significato attribuito ai termini “religione”, “chiesa” e “laicità” – il libro ripropone una lettura degli atteggiamenti del laicato della Chiesa cattolica umbra all’inizio degli anni settanta del ’900, due approfondimenti sulla funzione svolta da due grandi santi umbri (Valentino di Terni e Angela di Foligno) sia per la stessa Chiesa sia per la società civile, e due saggi finali dedicati rispettivamente alla forza dei movimenti religiosi come “motori” delle grandi trasformazioni sociali e alle modalità con cui la Chiesa cattolica cerchi di continuare a mantenere il suo potere sui fedeli tramite la gestione del “sacro” e del “peccato”. È prevedibile che il libro “vada stretto” ai credenti che sono soliti “compenetrare” con la fede i fenomeni qui analizzati solo sociologicamente. Ma forse le pagine finali sul modo in cui Papa Francesco interpreta la missione della Chiesa possono costituire un ponte tra l’autore e i lettori che si collocano su altre posizioni.
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