Questo saggio filosofico affronta la questione abissale del nulla – e del rimedio all’angoscia dell’annichilimento – attraverso l’analisi del pensiero di tre straordinari e paradigmatici “esegeti del nulla”, Giacomo Leopardi, Miguel de Unamuno, Keiji Nishitani, per ciascuno dei quali il “filo conduttore” della trattazione, pur non trascurando la loro opera complessiva, è costituito dai rispettivi capolavori filosofici (le leopardiane Operette morali, il saggio unamuniano Del sentimento tragico della vita negli uomini e nei popoli, il volume La religione e il nulla del filosofo giapponese). Nel primo capitolo, si approfondisce il radicale nichilismo di Leopardi, in cui l’abbandono “quietistico” dell’ego al niente eterno della morte si rivela l’unica forma di liberazione dalla negatività e insostenibilità del “male di vivere”. Nel secondo capitolo, viene esaminata, come una sorta di “contraltare” della riflessione di Leopardi, la posizione filosofica di Unamuno, che, ancorandosi ad un Cristianesimo problematico, oppone al “rifiuto della vita” leopardiano la propria tragica “volontà di vivere” nell’ambito di un “pensiero agonico” consapevole del dramma dell’abisso del nulla, ma tuttavia intriso di “ansia di immortalità” dell’ego come unità inscindibile di corpo e anima, materialità e coscienza. Nel terzo capitolo, ci si volge alla prospettiva “spiazzante” e “anti-egocentrica” dell’Oriente, nella riflessione di Nishitani, uno dei maggiori esponenti della filosofica “Scuola di Kyoto”, che, relazionandosi con il pensiero occidentale nella prospettiva del Buddhismo zen, individua il solo “rimedio” all’abisso del nihilum nel superamento dell’“ego-centrismo”, e quindi con il “dissolvimento” dell’ego nel piano a-coscienziale della vacuità, in cui l’angoscia lancinante del dualismo di essere e nulla viene superata e ricomposta. Infine, il confronto fra i tre autori nelle Conclusioni sottolinea come il loro “viaggio” nei fondali dell’abisso del nulla, al di là delle risultanze non collimanti, rappresenti un contributo di fondamentale importanza all’umana interrogazione circa il senso ultimo dell’esistenza.
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