«La musica è una mera opinione e di questa non si può dare certezza veruna». Con questa frase, che ricorre quasi con la frequenza di un “basso ostinato” nella Lettera a Ovidio Persapegi del 1685, Antimo Liberati ci offre la sua idea della più effimera delle arti. Egli dovrebbe esprimere il suo giudizio sui candidati al posto di maestro di cappella del Duomo di Milano, ma il compito si rivela difficile. Se la musica teorica si basa su regole fondamentali, oggettive e indiscutibili, nella musica pratica intervengono l’orecchio e il gusto che possono rendere accettabili e piacevoli soluzioni teoricamente errate.Antimo Liberati (1617-1692) fin dalla prima giovinezza abbandona gli studi «della Legge e delle Belle Lettere» per assecondare il suo «genio» e si avvia nel «difficultoso oceano della musica», della quale esplora con passione e determinazione tutti gli aspetti: esecutivi, compositivi e teorici. Cantore e maestro della più prestigiosa istituzione musicale del Seicento, la Cappella Pontificia, ne redige il Diario del 1670, che è qui edito ed analizzato da Fiorella Rambotti sotto molteplici punti di vista, dalle riflessioni generali sulla musica all’organizzazione della Cappella Sistina, alle vicende biografiche. Un volume, questo di Fiorella Rambotti, che unendo la ricerca rigorosa ai contenuti storici e musicali ci introduce nell’affascinante mondo artistico della Roma barocca attraverso l’occhio di Antimo Liberati che non è un semplice artigiano della musica (come tanti compositori del Sei e Settecento), ma possiede una cultura umanistica in senso lato e può così entrare autorevolmente nel dibattito delle idee del suo tempo.
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