Lamberto Ferranti
L’onore di un uomo è la sua libertà
La Legione ceco-slovacca dall’Umbria a Praga e Bratislava
Settori disciplinari:
M_STO_04
Isbn: 9788893921305
Pagine: 240
Anno di pubblicazione: 2019
Collana:
Saggi e studi di storia risorgimentale e contemporanea
“L’onore di un uomo è la sua libertà”: era questo il pensiero custodito nel cuore dei soldati boemi, moravi, slesiani e slovacchi che, dai campi di prigionia o direttamente dai teatri di battaglia, nel corso della Prima Guerra Mondiale rifiutarono la divisa austro-ungarica. L’Austria-Ungheria, da sempre matrigna perché madre di tedeschi e magiari, per loro non era la Patria.
In questa storia, l’Umbria e gli Umbri fecero la loro parte. Come madri orfane dei propri figli al fronte, le città umbre si aprirono ed accolsero questi giovani senza Patria, rappresentando il contesto geografico della creazione del loro esercito nonché la cornice del loro addestramento militare.
Le cronache dell’epoca e i diari dei militari raccontano che gli Umbri manifestarono la propria proverbiale umanità nell’accogliere i legionari come figli e fratelli, tributando loro stima e rispetto. Nel breve e concitato periodo di coesistenza, gioirono con essi e, crescendo la familiarità, finirono col riempirli di affetto. Ed è nel contesto ambientale che fa da sfondo a questa vicenda dimenticata che si intravede il piccolo, ma significativo merito dell’Umbria e degli Umbri, che è quello di aver contribuito con il proprio territorio, le proprie risorse e la propria umanità alla formazione dell’esercito del futuro Stato Ceco-Slovacco, uno dei rari casi che vide prima la nascita delle Forze Armate, e poi quella della Nazione che, senza il primo, forse non sarebbe sorta o che sarebbe sorta sicuramente più debole, e certamente non delineata nella consistenza territoriale che le fu propria.
Oggi la Ceco-Slovacchia non esiste più, è cessata dal primo gennaio 1993: al suo posto sono sorti due stati, la Repubblica Ceca e la Repubblica Slovacca, le cui capitali sono, rispettivamente, Praga e Bratislava. Ma il sacrificio resta, e la gloria anche, così come la fratellanza. E questa vicenda dimenticata pone la piccola Umbria ancora una volta nel solco della storia permettendole, nella coscienza del ruolo avuto, di salutare con rispetto questi due Stati e porgere loro la mano, come si fa con un vecchio amico, esclamando: «Nazdar!».
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