Il primo problema per uno straniero e, in pari tempo, il primo ostacolo all’integrazione, hanno natura linguistica. Nei paesi ospitanti si rende necessario l’insegnamento della “lingua madre” (L1) che diventa nel contesto dell’immigrazione “lingua seconda” (L2). In quali forme e con quali modalità? Nel recente passato si è fatto ricorso alla semplificazione delle strutture grammaticali, alla comunicazione, all’intercultura, con risultati non sempre soddisfacenti. Questo volume propone un diverso e innovativo approccio, fondato sull’idea che una lingua comune esiste già e che a partire da essa occorra riconsiderare il problema dell’apprendimento: è la lingua del pensiero che trasforma le parole in immagini, che può rendere colore un aggettivo, nodo indissolubile una congiunzione e controfigura un elemento pronominale.
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